Come dicevamo nel precedente post, Fanny Tatin non era probabilmente né sbadata né maldestra, e anche le regole igieniche dell’epoca non avrebbero visto di buon occhio recuperare una torta caduta a terra, anche se sarebbe passata in cottura prima di essere servita. Com'è nata allora la Tarte Tatin?
La realtà storica è che, anche se le sorelle Tatin riuscirono a farla diventare un dolce iconico, non furono probabilmente loro ad inventarla ma si tratterebbe di una ricetta tipica della regione di Orléans.
Secondo lo storico Gérard Bardon, ammettendo che ci sia stato un errore, questo sarebbe stato fatto coscientemente per creare una leggenda, un colpo di genio di marketing ante litteram insomma. L’autore fa presente anche che le mele della regione all’epoca erano piuttosto aspre: il fatto di cuocerle caramellandole sarebbe una soluzione pensata apposta per equilibrare il gusto finale del dolce.
Che ne fossero le creatrici o semplicemente delle abili donne d’affari, la ricetta è rimasta il loro marchio di fabbrica e le sorelle non la scrissero mai.
Secondo una cronaca del 1903 di Lucien Jullemier, scrittore e avvocato, “Fanny [...] dava senza difficoltà la ricetta, ma senza mai svelare a nessuno il suo segreto”.
La prima versione scritta della ricetta risale al 1920 (quindi già dopo la morte delle sorelle), quando il poeta Paul Besnard ne pubblicò una nella rivista “Blois et le Loi-et-Cher”. La ricetta era stata ripresa dal quaderno di Marie Souchon, maestra del paese, che pare averla ricevuta da Fanny. E per aggiungere ancora un po’ di leggenda, in fondo alla ricetta vi è un’annotazione secondo cui Fanny avrebbe ricevuto lei stessa la ricetta dalla cuoca del conte di Chateauvillard (che nel 1872 aveva acquistato una proprietà a Tracy, a 3 km da Lamotte-Beuvron). Purtroppo però non ci sono informazioni su questo elemento.
Nel 1926 la ricetta viene ripresa dal celebre critico culinario Curnonsky, al secolo Maurice Edmund Sailland. Nella sua opera “La France Gastronomique”, il “principe della gastronomia” presenta la Tarte Tatin nel capitolo delle specialità regionali di Orléans e per la prima volta viene raccontata la storia delle sorelle Tatin. Ma questo è solo l’inizio della leggenda.
La consacrazione definitiva del mito avviene infatti negli anni ‘50, quando la tarte Tatin viene servita per la prima volta a Parigi da Maxim’s.
E qui c’è un’altra leggenda: si dice che il proprietario del ristorante, Louis Vaudable, avendo assaggiato la torta dopo una battuta di caccia, ne rimase stregato e chiese la ricetta. Avendo però ricevuto un gentile rifiuto e non volendo rinunciare, inviò un suo pasticcere in incognito, perché potesse presentarsi come aspirante giardiniere e carpire le informazioni. Anche questa storia di spionaggio culinario è probabilmente falsa, ma contribuì alla leggenda delle sorelle Tatin.
Da quel momento in poi il successo non smise di crescere e con lui anche il numero di interpretazioni e reinterpretazioni, più o meno ortodosse, di cuochi e pasticceri.
Se questo fenomeno è vero per tutti i dolci di grande successo, a mia conoscenza la tarte Tatin è però la sola ad essere protetta da un organismo speciale creato solo per lei.
Nel 1978 si è infatti costituita la “confrèrie des Lichonneux de la Tarte Tatin”, ovvero gli amanti della Tarte Tatin.
(Lichonneur da quello che ho capito viene da licher, che deve essere una versione regionale di lécher, cioè leccare).
I Lichonneux promuovono la tradizione più pura: mele caramellate su pasta… e basta!
La tarte Tatin deve essere gustata nella sua semplicità assoluta, senza bisogno di aggiungere gelato o panna e ancor meno cannella.
Perché come diceva il buon Curnonsky: "en cuisine comme dans tous les autres arts, la simplicité est le signe de la perfection" (in cucina come in tutte le arti, la semplicità è segno di perfezione).
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