Il Natale si avvicina e i negozi si riempiono dei dolci della tradizione, fra cui la classica forma allungata di (a)dorati Gianduiotti.
Parliamo oggi di questo italianissimo cioccolatino: tutti lo conoscete e lo avete mangiato, ma conoscete la sua storia?
Io ricordo di averlo sempre un po’ snobbato in passato, quando vivevo in Italia: ho sempre preferito il cioccolato alla gianduja.
Però vivendo all’estero ho scoperto che per vedere le cose davvero bisogna forse allontanarsene un po’… e solo quando sono lontane se ne apprezza il vero valore.
Mi sono sempre sentita cittadina del mondo, Europea, ma la gianduja mi ha fatta sentire profondamente Italiana. Mi sono scoperta legata a questa mia origine più di quanto avessi mai immaginato.
Sono sempre stata fiera di raccontare ai miei colleghi, che conoscevano la gianduja come ingrediente ma non come cioccolatino, la storia che c’è dietro.
La storia dei Gianduiotti profuma di Ottocento e di “Guerra e Pace”, di Piemonte e di italico ingegno… oltre che ovviamente di nocciola e cioccolato.
Allora eccoci pronti, sedetevi e, se per caso già ne avete in casa, prendete un Giandujotto con voi.
La storia inizia lontano, nell’Ottocento appunto, quando Napoleone, dominatore dell’Europa grazie alle sue armate di terra, è sconfitto dall’Inghilterra sul mare, con la battagli di Trafalgar. Napoleone decide allora di piegare l’Inghilterra con un’arma diversa: la guerra economica.
Nel 1806 decreta il Blocco Continentale, che impone a tutti i paesi del suo impero e agli alleati il divieto di far attraccare le navi inglesi e delle colonie nei porti. Un anno dopo arriva fino a prevedere il sequestro anche di tutte le navi non inglesi che avessero però fatto scalo in un porto britannico.
Lo scopo era chiaro: impedire all’Inghilterra di vendere le sue merci e prosciugare così la sua economia. Queste misure protezionistiche avrebbero inoltre avvantaggiato tutti i produttori continentali, chiamati a fornire i beni che non si potevano più importare.
Fu così, ad esempio, che si sviluppò e diffuse la produzione di zucchero di barbabietola, che sostituì quello di canna proveniente dalle colonie inglesi.
Gli effetti del Blocco colpirono ovviamente molti altri prodotti, ed eccoci arrivare al punto che ci interessa: anche il cacao divenne raro e carissimo, e di conseguenza anche il prezzo del cioccolato schizzò alle stelle.
Proprio qui entra in gioco l’ingenio di un uomo, Michele Prochet, piccolo produttore di cioccolato installato a Torino.
Prochet sta cercando delle soluzioni per ovviare al prezzo proibitivo del cacao.
Ora, il Piemonte ha una grande ricchezza: la nocciola tonda gentile delle Langhe (attenzione, non è un appellativo poetico ma proprio il nome della qualità tipica piemontese). Non solo la nocciola è di ottima qualità, ma anche a buon mercato vista la sua grande disponibilità.
Ecco quindi l’idea geniale: “tagliare” il cioccolato aggiungendovi le nocciole finemente tritate. Il risultato è la pasta fine e ricca che oggi chiamiamo gianduia.
Questa storia mi piace molto, perché è l’esempio del “far di necessità virtù”. La risposta perfetta alla frase che da quando mi sono riconvertita ho sentito dire da tutti i miei colleghi pasticceri, in tutti i laboratori in cui ho lavorato: non esistono problemi ma solo soluzioni.
Si dice che la gianduja sia stata così inventata nel 1852, ma solo nel 1865 prenderà questo nome.
In quell’anno infatti i famosi cioccolatini dorati furono distribuiti al Carnevale di Torino dalla maschera di Gianduja, il galantuomo piemontese amante della buona tavola e della buona compagnia. La gianduia prese da lui il nome, e così i Gianduiotti.
Prima di chiudere, vi lascio ancora tre curiosità sui gianduiotti.
La prima: il Gianduiotto non innovò solo la tecnica, inventando una nuova materia, ma anche l’imballaggio. Fu infatti il primo cioccolatino ad essere incartato singolarmente in alluminio dorato.
La seconda: se conoscete i marchi italiani, saprete forse che è Caffarel che rivendica l’invenzione del Gianduiotto. E allora la storia di Michele Prochet? La verità sta un po’ nel mezzo.
Michele Prochet è sicuramente esistito e fondò a Torino nel 1820 la Prochet Gay & Co. Fu lui ad inventare la gianduja.
Pierre Paul Caffarel si installò a Torino nel 1826, quando fondò la Caffarel Padre e Figlio. Nel 1845 gli successe il figlio Isidore, e fu Ernesto Alberto (figlio di Isidore) che conobbe Prochet, col quale decisero di fondere le due società.
La Caffarel Prochet & Co fu quindi la prima a produrre su grande scala i Giandujotti. Il logo rimase invariato (a parte ovviamente varie evoluzioni tipografiche) fino agli anni ‘40 del Novecento, quando divenne semplicemente Caffarel ed il nome di Prochet scomparve (vi lascio un link pieno di immagini sull'evoluzione del marchio alla fine del post).
Infine la terza, un mio dubbio piuttosto che una curiosità: il Blocco Continentale finì nel 1814 mentre l’invenzione della gianduja risalirebbe solo al 1852. Mi chiedo quindi se la storia sia un po’ romanzata: possibile che alla metà del 1800 ci fossero ancora gli strascichi sui prezzi del cacao? Oppure l’invenzione della gianduja sarebbe anteriore? Non ho risposta a questa domanda, ma mi sembrava importante riportarlo per amore di verità.
Negli ultimi anni, Natale è stato il centro del mio lavoro. Iniziavo a settembre a preparare le ricette per le collezioni di tronchetti per il Natale… dell’anno seguente (nelle grandi imprese, come nella moda, si lavora con praticamente un anno di anticipo). I tronchetti mi tenevano occupata per mesi… avrei potuto essere la moglie di Babbo Natale!
Ho sviluppato tante ricette utilizzando la gianduja, i miei archivi sono come un album di foto: ogni ricetta è un ricordo.
Quella però a cui sono forse più legata è stata la prima ricetta di pasticceria che ho creato, intorno ai gusti del Natale ed alla gianduja appunto: la Specialità.
Ma di questa storia vi parlerò in un altro post.
Per andare più lontano:
Sul blocco continentale
- Per una definizione chiara e più generica: https://www.treccani.it/enciclopedia/blocco-continentale/ e https://it.wikipedia.org/wiki/Blocco_Continentale
- Un bell’articolo di approfondimento: https://www.pandorarivista.it/articoli/il-blocco-continentale-e-la-guerra-economica-di-napoleone/
Su Michele Prochet e sulla Caffarel
- Immagini sull'evoluzione del marchio: https://www.museodelmarchioitaliano.it/marchi/caffarel.php
Sulla maschera di Gianduja (e sulla sua storia) ho scoperto così un mondo di curiosità, ma siccome sarebbe fuori tema rispetto al mio blog vi rimando direttamente a questo sito bellissimo:
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